Arturo Onofri 1885-1928



L’anima che si spinge verso l’alto
del suo celeste fremito immortale
s’affranca dal suo carcere di smalto,
per aprirsi in un fiore, che trasale,
al raggio d’una grazia
che sola ormai la sazia.

E se non vuol da sé, schiuder se stessa
con l’energia che in lei freme assopita
rimane imprigionata entro la ressa
del sangue, che ne trae la propria vita,
serrandole ogni forza
nella sua propria scorza.

Ma quando volontà d’uomo è risorta
fino ad aprirsi in calici di fiore,
l’anima che gemeva fredda e smorta
sente su lei discendere il fulgore
del suo rinascere sempre
in rinnovate tempre.


(Aprirsi fiore 1935, poesia XVII)

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