Rinaldo Küfferle 1903-1955
Ghirlanda
1.
Mentre tu crei, si celebra un mistero:
ogni ricordo, ogni presagio tace.
In chiuso cerchio gli attimi ristanno.
T'affisi là, dove l'umano affanno
è ricomposta, angelicata pace,
né più dei sensi langui prigioniero.
Fulgore insostenibile s'espande
e fluttua senza fondo e senza riva
al vertice dell'anima. La grande
luce s'addensa in una forma viva.
2.
Luce s'addensa in una forma viva
che infaticabilmente si trasmuta
e d'una in altra se stessa deriva.
La configurano incorporei gesti
d'artefici nascosti alla veduta
effimera. Non forse erano questi
i doni che al superstite promise
chi fra le stelle risalì leggiero?
Trascolora la luce in mille guise,
risuona, e si rifrange nel pensiero.
3.
Risuona, e si rifrange nel pensiero
la sostanza dell'opera nascente,
ancor sospesa fra la terra e il cielo:
meraviglioso fiore senza stelo,
dei tuoi giorni sofferti redolente
e di più alta vita messaggiero.
In te, uomo, si specchia il tuo passato
deterso già, quale agli Dei risulta,
e l'avvenire tuo prefigurato.
Epifania della bellezza occulta!
4.
Epifania della bellezza occulta
e della verità consolatrice!
Ne risfavilla l'anima e n'esulta.
Dolse pur dianzi in ogni cicatrice
la sua vita, avventandosi inconsulta
contro la sorte che ora benedice.
Le è reso in una gioia senza nome
il patimento, il verno in gloria estiva.
Lo spirito ora in lei s'accende come
raggio di sole in pura acqua sorgiva.
5.
Raggio di sole in pura acqua sorgiva
è il tremolio dell'ispirata forma
nel giuoco dei riverberi cangianti.
Puoi, contemplandola, ai fantasmi erranti
durevolmente imprimere la norma
della natura e far che il sogno viva.
Cosi il poeta la superna luce
nel chiuso tabernacolo consulta,
astro che nella buia anima luce,
pria che nel verso orma d'eterno sculta.
6.
Pria che nel verso orma d'eterno sculta
sia la sonora immagine apparita,
e l'anima, di sé fatta più adulta,
dal creatore spirito investita,
abbia dal grembo della zolla inculta
disprigionato il brio d'una fiorita,
vertiginosamente t'abbarbaglia
il vortice del lume sovrumano,
e mentre il folgorio gli occhi travaglia,
a volte, esita incerta la tua mano.
7.
A volte, esita incerta la tua mano
sulle corde ancor mute, e a quando a quando
ne dissuggella un preludiare vano.
Ruotano in alto melodie possenti,
e tu gemi, qual tronco venerando
sotto la furia giovane dei venti.
Intenso più che mai vibra nel cielo
del tuo concavo petto lo splendore,
ma te l'offusca un tempestoso velo:
oscure nebbie salgono dal cuore.
8.
Oscure nebbie salgono dal cuore,
commiste a cupe fiamme, a verdi lampi,
e tutto intorno ingombran l'orizzonte.
Fra il paradiso e te crollato è il ponte;
nei tumuli e nei rovi solo inciampi,
della tristezza tua vendemmiatore.
Speranze folli e sterili rimpianti
ti son risposta all'anelare umano.
O interminate, in nostalgia di canti,
notti d'attesa al bivio antelucano!
9.
Notti d'attesa al bivio antelucano,
passi perduti sopra ignote strade,
foreste che nereggiano lontano.
Uccelli strambi dagl'infausti lagni,
bagliore di meteora che cade
senza turbare il sonno degli stagni.
Un brivido ti serpe dentro l'ossa,
e sulle labbra la parola muore.
Di nuovo il sole i culmini, ecco, arrossa:
grazia su grazia nelle sacre aurore!
10.
Grazia su grazia nelle sacre aurore
largiscono al poeta gli Dei buoni:
l'oscurità s'illumina d'amore!
Torna a raggiare nel pensiero terso
l'iridescente forma in mille suoni,
e un'eco tu ne incanti ora nel verso.
Sul palpito del cuore e sopra l'onda
del tuo respiro lo scandisci intiero,
e fai che all'arte verità risponda.
Mentre tu crei, si celebra un mistero.
11.
Mentre tu crei, si celebra un mistero:
luce s'addensa in una forma viva,
risuona, e si rifrange nel pensiero.
Epifania della bellezza occulta!
Raggio di sole in pura acqua sorgiva,
pria che nel verso orma d'eterno sculta.
A volte, esita incerta la tua mano,
oscure nebbie salgono dal cuore.
Notti d'attesa al bivio antelucano,
grazia su grazia nelle sacre aurore!
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