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Uno, che spoglia sé della conquisa
ormai terrestrità, sorge dai sensi
mortali, e, nato a nuovo, imparadisa
la propria morte, in mondi meno densi.
Non già s'annulla nè si stacca elisa
l'entità sua da terra, poi che intensi
spiriti inspira in lui l'altra, a lui fisa,
sua propria umanità, dai cieli immensi.
La terra egli solleva sua, ma interna,
affinchè, schiuso ormai l'occhio del cuore,
sè in immagini eccelse oda e discerna.
Or vive il come in lui fu concepito
un Regno eterno: epifanie sonore
del suo volersi, in uomini, infinito.
Come nube che tuona, similmente
parla un pensiero d'uomo nel mio petto.
Tu che spazi nel fulmine possente,
pur nel mio breve sangue ti sei stretto.
La libertà del cuore ti presente
in quel magnificantesi intelletto
ch'è il tuo volerci nascitura gente
da inculcar nei tuoi mondi un nuovo assètto.
La tua giustizia, che tonò sul monte
l'antica Legge al tuo profeta ebreo,
segnerà l'uomo nuovo sulla fronte,
per consacrarlo cittadino e Stato
nel nuovo mondo: immune ormai dal reo
subire un cielo ignoto, in quanto fato.
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Come nube che tuona, similmente
parla un pensiero d'uomo nel mio petto.
Tu che spazi nel fulmine possente,
pur nel mio breve sangue ti sei stretto.
La libertà del cuore ti presente
in quel magnificantesi intelletto
ch'è il tuo volerci nascitura gente
da inculcar nei tuoi mondi un nuovo assètto.
La tua giustizia, che tonò sul monte
l'antica Legge al tuo profeta ebreo,
segnerà l'uomo nuovo sulla fronte,
per consacrarlo cittadino e Stato
nel nuovo mondo: immune ormai dal reo
subire un cielo ignoto, in quanto fato.
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